L'artista bergamasco affronta i seguenti temi: il nudo, il ritratto,la natura morta, il paesaggio con colori caldi e intensi, pastosi,che ricordano l'influsso di "Corrente" e in particolare di Migneco, anche se è più pertinente parlare di "Realismo/Astratto", manifesto pubblicato e presentato a Bergamo, Lodi e Milano nel 1979. De Santis nei nudi, sia maschili che femminili, esprime energia vitale, rappresenta i valori della vita nella loro essenzialità: amicizia, amore, lotta per la sopravvivenza, solitudine. I suoi ritratti, e in particolare le figure pensose e accasciate in un momento di abbandono, interrogano lo spettatore, non tanto per provocarlo, quanto per chiedergli complicità e comprensione, così che nei loro tratti fisionomici, carichi di umana simpatia e di amara esperienza, come in una carta geografica, possiamo leggere i sogni delle loro lotte, dei loro pensieri, delle loro esperienze; intesi come ritratti psicologici, visti dal di dentro. La natura morta diventa quasi composizione astratta, costruzione di puri colori che cantano, che esprimono forza e vitalità. Si noti il tema del violino, così caro al grande Matisse, che giace su una sedia in penombra e sembra il protagonista del quadro, vivo e possente nella sua nuda essenza, eppure allusivo perché diventa metafora della pittura stessa,che come musica estrinseca sentimenti e sensazioni, la prima per mezzo di colori, la seconda per mezzo di suoni, riferendosi alla realtà, ma nello stesso tempo estraniandosi da essa, per sublimarla o interiorizzarla. Quella di De Santis è una pittura sanguigna che esalta la corporeità e nello stesso tempo solleva il velo della materia per permettere lo slancio della pura creatività, liberando lo spirito e la fantasia da ogni vincolo e da ogni tradizione di stampo realistico: si vedano i paesaggi ridotti a forme evocative, a masse di colore che servono per rendere l'idea del raptus emotivo e lirico, dell'espe-rienza umana, quindi paesaggi interpretati attraverso la visione interiore. La pittura di De Santis è profondamente individualistica, afferma l'importanza dell'io di fronte al mondo esteriore, concezione questa tipicamente occidentale, in quanto pone l'uomo al centro dell'universo, lo eleva a primo gradino della creazione, ne fa un modello di riferimento e un punto di osservazione ideale (antropocentrismo). Si può sostenere la validità di questo aforismo: pensare significa copiare, non tanto ispirandosi agli oggetti e alle cose esteriori, quanto al mondo platonico delle idee e degli archetipi. E' per questo che la pittura di De Santis non si svincola dalla realtà, ma nello stesso tempo non la riproduce in maniera pedissequa; piuttosto la violenta, la deforma secondo i dettami di un impressionismo intimistico e la interpreta per mettere in luce il pensiero, l'idea che si proietta sulle cose e le avvolge col suo alone metafisico. Ecco quindi che il quadro diventa come le pagine di un diario dove l'artista si serve del colore per trascrivere le sue esperienze, il suo impatto con la realtà, il suo desiderio disperato di evasione.